Ero a cena con amici qualche tempo fa e a un certo punto (giuro, non parliamo normalmente di queste cose, è capitato) uno di loro, guardando il compagno della nostra ospite accendere il fornello, ha detto qualcosa a riguardo dell’inquinamento generato dai fornelli. Riposta mia: “Beh sì, è una combustione, quindi dei fumi li fa, poco poco emette CO2”.
Io non ho i fornelli a gas in casa, non per questo motivo, ma perché mi sento più sicura a non avere fiamme. Però il problema dell’inquinamento dell’aria negli ambienti domestici esiste, è più grande di quello che si pensi e meno conosciuto.
Siccome settimana scorsa è stato pubblicato un nuovo studio a riguardo, ho pensato potesse valer la pena dedicarvi una pillola. Anche qui, non per fare terrorismo, ma per informare.
Cos’è l’inquinamento indoor
L’inquinamento indoor è causato dal rilascio di sostanze (particolato, sostanze tossiche o altro) dentro le mura di casa.
Partiamo col dire che ci sono delle differenze non trascurabili fra l’inquinamento indoor nei paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo. In questi ultimi, infatti, il fenomeno è più grave ed è connesso con i combustibili utilizzati per cucinare: combustibili solidi (legna, carbone, scarti agricoli, sterco) o liquidi come il kerosene sono utilizzati in sistemi inefficienti o in fuochi aperti. Secondo l’OMS, circa 2,1 miliardi di persone utilizzano ancora combustibili solidi per cucinare e in ambienti con scarsa ventilazione il fumo può contenere particolato a livelli fino a 100 volte superiori al limite di accettabilità.
Sempre secondo l’OMS:
l’inquinamento indoor nel 2020 ha causato la morte di 3,2 milioni di persone, inclusi più di 237000 bambini sotto i cinque anni (le donne e i bambini sono più colpiti da questo tipo di inquinamento perché le donne tradizionalmente si dedicano ai lavori di casa e a cucinare)
gli effetti combinati dell’inquinamento ambientale e indoor sono associati con 6,7 milioni di morti premature l’anno.
Non c’è quindi da scherzare con questo tipo di inquinamento.
Da noi assume delle sembianze differenti, perché generalmente per cucinare usiamo il gas, che ha una combustione molto più “pulita” rispetto ai combustibili solidi o al kerosene (ma che comunque è fonte di inquinamento indoor). In compenso, usiamo prodotti per la detergenza, candele, cialdine di cera da fondere e molto altro. E magari in casa si crea la muffa, soprattutto in certe regioni dove l’umidità è alta.
L’aria nelle nostre case
Una serie di studi della Purdue University (Indiana, USA) hanno dimostrato che l’uso di profumazioni chimiche, contenute in candele, prodotti per pulizia, profumatori e simili, causano la formazione di nanoparticelle che possono penetrare nel nostro apparato respiratorio. Come? Le “sostanze profumate” reagiscono con l’ozono e formano dei minuscoli aggregati di molecole, che poi evolvono e si ingrandiscono, con effetti negativi sulla qualità dell’aria che respiriamo in casa.
Lo studio è stato condotto grazie a un laboratorio allestito in una micro-casa (non so se avete mai visto in tv programmi americani che mostrano queste “tiny houses”), dove grazie a strumenti dedicati è stato registrato come i prodotti dedicati alla casa emettano VOC (Volatile Organic Compounds, cioè composti organici volatili, sostanze che evaporano molto facilmente) e come si generino le nanoparticelle di cui si parlava prima. E se non sono certi gli effetti di queste nanoparticelle sulla nostra salute, quello che è certo è che non solo si formano, ma che possono raggiungere concentrazioni molto alte, rappresentando quindi un rischio potenziale.
Un altro studio si è concentrato sulle cialdine di cera da fondere per profumare gli ambienti, che si può pensare siano meno “pericolose” perché non c’è una combustione. I dati rilevati nella micro-casa laboratorio hanno smentito questa tesi: i terpeni (le molecole responsabili del profumo) reagiscono con l’ozono, formando nanoparticelle che arrivano a concentrazioni paragonabili a quelle di candele tradizionali con la fiamma, fornelli a gas, motori a diesel e motori a gas.
In conclusione:
una persona potrebbe inalare una quantità che va da 10 a 100 volte in più di queste nanoparticelle cucinando con un fornello a gas dentro casa che restando ferma a lato di una strada trafficata;
i prodotti chimici profumati generano nanoparticelle in quantità paragonabile o superiore a fornelli a gas o motori di auto;
A cosa servono questi studi? Intanto a generare consapevolezza negli utilizzatori, perché prendano provvedimenti per tutelarsi. In secondo luogo, servono a chi progetta i sistemi di ventilazione e condizionamento degli edifici, perché questi fattori devono essere tenuti in considerazione.
Come proteggerci
Intanto, diffidiamo di cose troppo profumate chimicamente, siano candele o detersivi. Poi, ricordiamoci di areare i locali periodicamente, soprattutto appunto se usiamo candele, incensi o simili (sì, anche a me piace accendere una candela in casa ogni tanto, se ve lo state chiedendo).
Un altro aiuto può arrivare dai filtri hepa, che siano negli aspirapolvere, nei deumidificatori, nei “purificatori” d’aria.
Infine, le piante: è stato confermato perfino da uno studio del 1989 della NASA che le piante aiutano a rimuovere contaminanti dall’aria di casa. Alcune piante che ci aiutano sono (cito quelle che a mio parere sono più comuni): la felce di Boston, l’edera comune, la lingua di suocera (la sansevieria, se vogliamo chiamarla col suo nome vero), il fico beniamino, il potos, il tronchetto della felicità e altre dracene, il falangio (o pianta ragno).
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Fonti e Spunti...
Gli articoli di riferimento sono
Satya S. Patra, Jinglin Jiang, Jianghui Liu, Gerhard Steiner, Nusrat Jung, Brandon E. Boor “Flame-Free Candles Are Not Pollution-Free: Scented Wax Melts as a Significant Source of Atmospheric Nanoparticles”
Satya S. Patra, Jianghui Liu, Jinglin Jiang, Xiaosu Ding, Chunxu Huang, Connor Keech, Gerhard Steiner, Philip S. Stevens, Nusrat Jung, Brandon E. Boor “Rapid Nucleation and Growth of Indoor Atmospheric Nanocluster Aerosol during the Use of Scented Volatile Chemical Products in Residential Buildings”
I dati dell’OMS sono stati presi da questa pagina dell’organizzazione.
Se l’argomento vi interessa, potete guardare anche questo articolo del World Economic Forum.
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mi è venuta voglia di comprare una pianta antinquinamento