Come e quanto le rinnovabili ci possono far risparmiare
Uno studio dell’università di Cambridge ha calcolato le potenziali riduzioni del prezzo dell’energia elettrica per l’Europa
La guerra in Ucraina, fra le tante altre cose, ha fatto capire a tutti quanto siamo dipendenti dal gas, non solo per il riscaldamento, ma anche per l’elettricità. Ad un aumento del prezzo del gas corrisponde un aumento di quello dell’elettricità, poiché la produzione europea di elettricità poggia in buona parte proprio su questa fonte fossile.
Al 2019, il 39% dell’energia elettrica in Europa proveniva da combustibili fossili, con grandi differenze fra gli stati: Cipro e Malta dipendevano dai combustibili fossili per il 90% della propria produzione, mentre la Danimarca produceva il 55% da fonti rinnovabili. L’Italia era attorno al 60% come quota di elettricità prodotta da combustibili fossili. Al 2022, il gas è stato il combustibile più usato per produrre energia elettrica (19,6%).
Oggi, la situazione sta cambiando: nel 2023, circa il 44% dell’energia elettrica prodotta in Europa viene da fonti rinnovabili, contro il 35% del 2019.
L’Europa si è data dei target per quanto riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili: è lecito aspettarsi che, cambiando la fonte, cambi anche il prezzo dell’energia elettrica. Uno studio dell'Università di Cambridge è andato ad investigare proprio questo.
Lo studio
Lo scopo dello studio è capire come le rinnovabili potrebbero influenzare due proprietà del prezzo dell’elettricità: la volatilità e la sensibilità alle fluttuazioni del prezzo del gas naturale, che rappresentano le proprietà più rilevanti a livello macroeconomico.
Gli autori dello studio hanno quindi simulato l’andamento futuro dei mercati di tutti gli stati europei, più Svizzera e Regno Unito, considerando le capacità di produzione di energia elettrica attese in ogni mercato e tutte le interazioni fra i mercati stessi.
Nell’effettuare le simulazioni, sono state prese in considerazione anche variabili legate alle condizioni climatiche delle diverse aree, sulla base di dati meteorologici storici.
Le conclusioni
Diciamo subito che i risultati confermano che i prezzi dell’elettricità in Europa si abbasserebbero rispettando i target per le energie rinnovabili: per il prezzo medio, nel 2030 si avrebbe una riduzione del 26% rispetto al 2024.
All’interno dell’Europa, ci sarebbero delle differenze fra gli stati:
molte nazioni del Nord Europa potrebbero raggiungere riduzioni del 60%
il prezzo dell’elettricità in Germania dovrebbe calare del 34%
in Belgio, la riduzione attesa è del 31%
l’Olanda potrebbe vedere una riduzione del 41%
paesi come l’Italia, la Svizzera, l’Austria o la Grecia vedrebbero una riduzione meno significativa, fra il 4 e il 5%.
I paesi che riducono la dipendenza dei loro mercati dal gas naturale sono quelli che ottengono una più chiara mitigazione dei picchi di prezzo.
Oltre i target
Secondo questo studio, se l’Europa eccedesse del 30% i suoi obiettivi in termini di energie rinnovabili, la sensibilità dei prezzi dell’elettricità al gas naturale potrebbe calare del 50%, rispetto al solo traguardare gli obiettivi fissati.
Lo studio suggerisce anche che esistano dei punti critici tali per cui le rinnovabili causerebbero una diminuzione tale del prezzo della corrente da non fornire più un sufficiente ritorno sugli investimenti, causando uno stallo delle industrie dell'energia verde.
Sarà quindi necessario che l’Europa ripensi agli incentivi che può offrire, perché c’è un valore nelle energie rinnovabili che non è riflesso nel prezzo: il loro valore di “assicurazione sociale”, che l’Europa non deve perdere. La stabilizzazione dei prezzi portata dalle rinnovabili è un welfare sociale, di fatto, e questo valore deve essere considerato nelle decisioni riguardanti le politiche energetiche.
In conclusione
Lo studio ha dimostrato il valore di welfare sociale delle rinnovabili, ma non scordiamoci anche che, a livello più alto, le rinnovabili ci permetterebbero di non essere più dipendenti da paesi estranei all’Unione, a maggior ragione se accompagnate da un progressivo affrancamento dalle materie prime critiche che il progresso scientifico potrebbe offrirci, come nel caso dell’uso di batterie alternative a quelle al litio (batterie al sodio per fare un esempio).
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Fonti e spunti
L’articolo di riferimento della University of Cambridge è: Navia Simon, D., Diaz Anadon, L. Power price stability and the insurance value of renewable technologies. Nat Energy (2025)
I dati energetici fino all’anno 2019 sono presi dal rapporto Eurostat “Shedding light on energy in the EU – A Guided Tour Of Energy Statistics 2021 Edition”.
Se vi interessano le batterie al sodio, vi consiglio di leggere questo articolo