Emissioni digitali
È ora di parlare delle emissioni delle big del settore digitale e dell’AI
Il 5 giugno è stato presentato un report dell’ITU (International Telecommunication Union) che riguarda le emissioni e gli “impegni ambientali” delle Digital Companies.
Le emissioni del settore tech hanno continuato ad aumentare, anche per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
E questo è un argomento a cui sono molto sensibile: da un lato come “scrittrice”, come essere umano creativo. Dall’altro, come persona interessata alla sostenibilità e all’informazione. Vedo, ovunque, un crescendo pazzesco di immagini prodotte con l’intelligenza artificiale, persone che ci si appoggiano per scrivere un’email, fare un riassunto. Semplicemente giocare, chiacchierare con ChatGPT. Totalmente ignari dei consumi che quella loro chiacchierata fatta solo per gioco costano a tutti noi, perché non si vedono staccare per quell’uso una bolletta elettrica o dell’acqua.
Allora ecco questa pillola per parlarne, di queste emissioni connesse a questo settore importantissimo. Con la speranza di informare, perché è solo così che poi si può decidere consapevolmente di usare o meno uno strumento.
Quante aziende e quali emissioni
Il report ha preso in considerazione i dati del 2023 (ultimo anno fiscale disponibile) di 200 companies del settore.
Le emissioni considerate sono di 3 tipi:
Tipo 1: emissioni dirette da fonti di proprietà dell’azienda o da essa controllate;
Tipo 2: emissioni indirette connesse all’acquisto di energia elettrica;
Tipo 3: tutte le altre emissioni indirette connesse per esempio all’uso di prodotti o materiali o alle forniture (per esempio software, computer, smartphone);
Delle 200 companies considerate, 164 comunicano i dati relativi ai propri consumi elettrici.
Quanto consumano
Le companies analizzate nel 2023 hanno consumato circa 581 TWh (un Twh è un milardo di Kwh) di energia elettrica (da dati Terna, l’Italia nel 2023 ha consumato circa 305 TWh), cioè il 2,1% del consumo globale. Più del 50% è imputabile a 10 delle 164 companies che forniscono dati relativi ai propri consumi.
Quanto emettono
166 delle 200 companies analizzate hanno comunicato i dati relativi alle proprie emissioni di tipo 1 e tipo 2: ammontano a 297 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, l’1,4% in più rispetto anno precedente.
Per dare un’idea, sono le emissioni di Argentina, Cile e Bolivia messe insieme.
50 companies sono responsabili di circa il 90% delle emissioni di tipo 1 e tipo 2, con le prime dieci che sono responsabili di circa il 53%. Delle top 50, solo 27 si sono date obiettivi di riduzione di tali emissioni.
I contributi maggiori vengono dai data center, in particolare da quelli che alimentano l’AI.
E le emissioni di tipo 3?
Rappresentano fino all’84% delle emissioni di quelle companies che comunicano tutti i propri dati, ma il punto è proprio che solo 106 su 200 hanno comunicato tutti i dati relativi alle proprie emissioni di tipo 3 nel 2023.
Solo 82 companies hanno dichiarato obiettivi di riduzione delle emissioni di tipo 3 e si tratta di obiettivi limitati.
Ruolo dell’AI
Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sarà un fattore chiave nel futuro dei consumi e delle emissioni del settore.
Secondo la IEA (International Energy Agency), i data center hanno consumato 415 TWh nel 2024 (l’1,5% del consumo mondiale), consumo che raddoppierà entro il 2030.
Non esistono standard od obblighi di legge per i quali le companies debbano comunicare i propri consumi o emissioni connesse con l’AI e questo rende più difficile capire il suo impatto, ma i dati contenuti nei report delle aziende che fanno ampio uso di AI mostrano una tendenza delle emissioni a crescere (e questo coincide anche con investimenti più alti nei data center). Se si prendono in considerazione Amazon, Microsoft, Meta e Alphabet (Google), che sono tutti “fornitori” di AI, si vede che le loro emissioni sono aumentate in media del 150% dal 2020 al 2023 (con Amazon che tocca il +182%). Questo incremento non si è verificato invece per le grandi aziende di telecomunicazioni (anche se probabilmente l’AI è comunque integrata nei loro software).
Quanto bevono ChatGPT & Co.
Mi sono imbattuta più volte, proprio su Substack, in articoli che parlano di come utilizzare l'AI per scrivere o correggere o riscrivere articoli.
Sì, alcune companies prevedono delle strategie per una “green AI”, ma per ora solo 23 usano energia 100% rinnovabile, anche se c’è da dire che un numero crescente comunica di utilizzare le rinnovabili per coprire il 70% dei propri consumi, con il settore delle comunicazioni che è però più indietro. Bisogna considerare anche che in certe aree del mondo, come il sud est asiatico, non è facile avere a disposizione energia rinnovabile, perchè l’energia disponibile in rete è in maggioranza prodotta da fonti fossili.
Criticità
La poca trasparenza è un problema:
102 di 200 aziende rendono pubblico un inventario completo delle loro emissioni
solo 50 hanno sottoposto i dati a una verifica di terza parte (cioè a un ente esterno indipendente).
Ci sono inoltre delle disparità geografiche, con le aziende europee e statunitensi in testa per quanto riguarda la trasparenza, appunto.
E la trasparenza in questo momento è fondamentale per capire l’impatto di questo settore, perché se per chiunque è intuitivo pensare che una fabbrica o una centrale elettrica producano emissioni, non lo è altrettanto se si parla di aziende del digitale.
Faccio l’ingegnere e uso tutti i giorni software, progetto impianti, mi occupo del loro funzionamento, quindi questo non è un articolo contro il progresso tecnologico. È contro la mancanza di informazione e l’abuso. Per ogni cosa c’è un confine fra uso e abuso: c’è per il consumo di carne e prodotti animali, per l’uso dell’auto, per quello dei condizionatori e del riscaldamento, così come c’è un confine fra uso e spreco di acqua. Perché quando si tratta di intelligenza artificiale non riusciamo a distinguere l’uso dallo spreco?
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Fonti e spunti
I dati di consumo elettrico italiano sono in rete sul sito del SISTAN
Il report dell’ITU “Greenening Digital COmpanies 2025” è disponibile sul sito istituzionale
Di questo poi ne parliamo un po' più approfonditamente!