Questa pillola atterra fra le vostre email nella giornata mondiale delle api, quindi la dedico a uno studio pubblicato il 9 maggio, che parla proprio di loro e di come soffrano più di altri impollinatori del caldo e del consumo di suolo.
Intanto, una curiosità sulla ricorrenza: la data è stata scelta per ricordare la nascita di Anton Janša (20 maggio 1734), sloveno, che fu un pioniere dell’apicoltura e un pittore – si possono andare a visitare le sue arnie, dipinte da lui stesso.
Cosa succede agli insetti
Si stima che dal 1970, la biomassa complessiva degli insetti si sia dimezzata e si sa che fra i principali responsabili di questo declino ci sono la perdita dei loro habitat (a causa di urbanizzazione e agricoltura) e il cambiamento climatico, ma non era stato studiato l’effetto della combinazione di queste due cause.
Lo studio della JMU (Julius-Maximilians-Universität , Würzburg), condotto insieme ad altre università, si è focalizzato sul come questi due fattori influiscano sugli insetti, a differenti livelli anche della catena alimentare, dalle api solitarie alle vespe, sui loro antagonisti e sui parassiti.
La ricerca ha considerato 179 spot, in 4 diversi tipi di habitat (boschi, prati, terre arabili e insediamenti) e 60 regioni di studio in Germania.
I risultati hanno mostrato che:
gli insetti che si trovano ai livelli trofici superiori (cioè ai livelli più alti della catena alimentare) hanno maggiori benefici da un clima più caldo e sono meno colpiti da temperature diurne e notturne più elevate
le api, invece, rispondono bene a climi più caldi, ma solo dove l’uso del suolo è meno intensivo (quindi in ambienti più naturali) e, soprattutto, soffrono le temperature notturne alte (un po’ come noi).
Con l’aumento del fenomeno delle notti tropicali, quindi, le api soffriranno sempre di più.
Ma non è solo questo il problema: dal momento che i diversi livelli trofici reagiscono in modo diverso alle diverse temperature, si possono produrre squilibri nella catena alimentare e questo, a cascata, può andare ad impattare alcuni servizi ecosistemici come l'impollinazione e li controllo dei parassiti.
Qualche numero
Probabilmente li avete già letti, ma se non è così, potete farvi un’idea del perché bisogna che ci interessiamo agli impollinatori:
quasi il 90% delle piante selvatiche che fioriscono (308’000 specie) dipendono, in diversi gradi, dagli impollinatori per riprodursi
circa tre quarti del cibo che consumiamo dipende, almeno in parte, dagli impollinatori (insetti, uccelli e pipistrelli): le 87 colture alimentari più diffuse al mondo sono impollinate
quasi il 10% del valore economico delle colture alimentari dipende dagli insetti per l’impollinazione.
esistono circa 200’000 specie di animali impollinatori: 20’000 sono specie di api
Vuoi aiutare?
Puoi.
Hai un giardino? Bello il prato all’inglese, ma per la biodiversità non è il massimo. Convertilo in un prato di fiori selvatici, o comunque in un prato fiorito. Se invece non hai un giardino, puoi piantare dei fiori adatti alle api nei vasi che puoi mettere alle finestre o nel cortile.
A proposito di piante, non tutte sono attraenti e utili per le api. Gli alberi offrono maggiore supporto agli impollinatori, perché fanno più fiori, con una fioritura anticipata rispetto ai prati, e a volte possono fornire anche delle resine utili agli impollinatori. Parlando invece di piante da vaso, lc’è da ricordare che e specie che troviamo nei garden sono state selezionate per incontrare il nostro gusto estetico, ma questo può essere andato a scapito della produzione di polline. Scegliere piante autoctone può essere una buona strada e si può comunque chiedere consiglio su quale pianta sia migliore per gli impollinatori. Tra l’altro, su questo argomento, avevo scritto una pillola proprio un anno fa
evitate di usare pesticidi nel vostro giardino. L’obiettivo deve essere quello di creare un sistema che si autoregoli, un po’ come succede nell’agricoltura biodinamica (vi interessa un articolo su questo argomento? potete lasciare un commento)
alcune specie di impollinatori nidificano nel terreno. Per aiutarli, potete lasciare qualche piccolo spazio di terreno nudo
molte specie nidificano in cavità negli alberi, nei rami o negli steli cavi. Lasciategliene a disposizione.
Nel salutarvi, questa volta vi lascio un sondaggio, così chi vuole può aiutarmi a decidere l’argomento del prossimo numero
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Fonti e spunti
L’articolo di riferimento è: Ganuza et al: “Warmer temperatures reinforce negative land-use impacts on bees, but not on higher insect trophic levels”; in: Proceedings B;
Suggerimenti su come aiutare le api si possono trovare sul sito di The Bee Conservancy
Dati e curiosità potete trovarli anche sul sito della FAO, nella parte dedicata proprio al World Bee Day