LāEuropa si muove, per quanto riguarda lāacqua.
Non poteva che essere cosƬ, visti gli eventi che il caro vecchio continente ha dovuto affrontare: alluvioni, siccitĆ , incendi, ānuoviā contaminanti nelle sue acque. Il primo gennaio di questāanno, quindi, sono entrate in vigore le nuove regole per la gestione delle acque reflue urbane.
Vediamo in che direzione si muovono queste regole e perchƩ sono una buona notizia.
Lāobiettivo ambizioso
LāEuropa ha come obiettivo ultimo lo āZero pollutionā, cioĆØ lāinquinamento zero. Che ĆØ un obiettivo molto, molto ambizioso. Zero, in senso stretto, non esiste, quando si parla di ingegneria e di ambiente, però questa espressione rende bene lāambizione di queste politiche.
La prima versione della Urban Wastewater Directive (la Direttiva per le acque reflue urbane) risale al 1991, era quindi tempo di revisionarla sostanzialmente, alla luce dei nuovi contaminanti, tecnologie ed esigenze.
I punti essenziali
Innanzitutto, questa direttiva ha una applicabilitĆ più ampia rispetto alle precedenti: copre gli agglomerati urbani a partire da 1000 abitanti, il che vuol dire agire anche dove prima, a causa del numero ridotto di abitanti, si poteva essere un poā più permissivi. In particolare, a partire da questo numero di abitanti ĆØ obbligatorio che tutti gli utenti siano allacciati alla rete fognaria.
In termini di inquinanti, innanzitutto, per limitare ulteriormente le problematiche di eutrofizzazione delle acque (cioĆØ la proliferazione incontrollata di alghe che āsoffocanoā il resto della vita acquatica, proliferazione causata dallo scarico nelle acque di azoto e fosforo che nutrono le alghe) sono stati rivisti i limiti allo scarico di fosforo e azoto, in considerazione anche degli avanzamenti nelle tecnologie di trattamento acque degli ultimi anni.
Ci si ĆØ poi rivolti ai ānuoviā inquinanti: microplastiche e PFAS in particolare. I PFAS (li avrete sentiti menzionare qualche volta), sostanze derivanti da scarichi industriali (per la produzione di pentole antiaderenti, abbigliamento impermeabile, imballaggiā¦) connesse a diverse problematiche per la salute umana, da neoplasie ad alterazioni del sistema immunitario e riproduttivo, sono definiti ācontaminanti eterniā perchĆ© sono molto stabili sia chimicamente che termicamente e quindi difficilissimi da rimuovere dallāambiente. La nuova Direttiva richiede che queste sostanze, cosƬ come le microplastiche, siano monitorate, poichĆ© gli impianti di trattamento dei reflui esistenti possono non essere idonei al loro trattamento (e quindi questi contaminanti finiscono per essere scaricati nel corpo idrico recettore) oppure il loro funzionamento può esserne compromesso.
Non solo, ĆØ richiesto il monitoraggio anche di alcuni parametri indicatori dello stato di salute pubblica, come parametri connessi alla resistenza agli antibiotici e diversi virus.
La Direttiva prevede anche l'implementazione del principio āChi inquina pagaā: il costo dei trattamenti particolarmente avanzati sarĆ coperto in massima parte dalle industrie che sono responsabili della necessitĆ di questi trattamenti. In particolare, le aziende farmaceutiche e cosmetiche, che sono le principali responsabili della presenza di microinquinanti nelle acque reflue, dovranno pagare almeno lā80% del costo per la loro rimozione. In questo modo, non saranno i cittadini a dover pagare per i limiti più stringenti imposti allo scarico dei depuratori.
(Se ve lo state chiedendo: sƬ, le aziende normalmente trattano i propri reflui, ma non per renderli idonei allo scarico nellāambiente: si tratta di trattamenti per far sƬ che i reflui rispettino i limiti per lo scarico in fognatura; sarĆ poi il depuratore alla fine della rete fognaria a depurarli insieme ai reflui civili).
Anche lāeconomia circolare compare nella Direttiva, che prevede da un lato il recupero del fosforo presente nelle acque reflue e nei fanghi (con un occhio al monitoraggio dei microinquinanti quando si parla di riuso dei fanghi) e dallāaltro promuovendo il riutilizzo delle acque. Nel testo della Direttiva, infatti, si legge:
Le risorse idriche dellāUnione sono sempre più sotto pressione, con conseguenti carenze idriche temporanee o permanenti in alcune zone dellāUnione. La capacitĆ dellāUnione di rispondere alle crescenti pressioni sulle risorse idriche potrebbe essere migliorata attraverso un più ampio riutilizzo delle acque reflue urbane trattate, che limiti la captazione di acque dolci dai corpi idrici superficiali e sotterranei. Ć pertanto opportuno incoraggiare e praticare ove possibile il riutilizzo delle acque reflue urbane trattate, in particolare nelle zone soggette a stress idrico, e per tutti gli scopi appropriati, garantendo nel contempo un flusso ecologico minimo dei corpi idrici recettori e tenendo conto della necessitĆ di garantire il conseguimento degli obiettivi di buono stato ecologico e chimico dei corpi riceventi
Altro punto da evidenziare, ĆØ che si affronta anche il tema delle acque meteoriche, incoraggiando gli Stati Membri ad adottare le Nature Based Solutions per proteggere le cittĆ e i corpi idrici dalle precipitazioni intense (di piogge e NBS potete leggere qui).
Parliamo di soldiā¦
Anche se adattarsi a questa nuova direttiva causerĆ dei costi, per le modifiche agli impianti esistenti, per la costruzione di nuove infrastrutture o altro, ĆØ stato stimato che porterĆ benefici economici per circa 6,6 miliardi di euro allāanno entro il 2040, superando di molto i costi previsti per la sua implementazione.
ā¦e del perchĆØ credo fermamente in queste direttive
Ogni volta che esce una direttiva di questo tipo, festeggio. Non perchĆ© sono una nazi ecologista o qualche altro bellāattributo del genere, ma perchĆ© in queste occasioni lāEuropa fa quello che mi aspetto da lei, come cittadina. Promuove il bene comune, perchĆ© in questo caso tutela lāacqua di cui tutti abbiamo bisogno, uomini e animali, la sua qualitĆ , la sua accessibilitĆ e perfino la sicurezza delle nostre cittĆ .
Lo deve fare lāEuropa, perchĆ© un comune, una regione o uno stato non possono farlo e per spiegare perchĆ© lo penso, prendo in prestito alcune righe da āVite che non sono la miaā di Emmanuel CarrĆØre:
ā...più la norma giuridica sta in alto, più ĆØ generosa e vicina ai grandi princƬpi che ispirano il Diritto con la D maiuscola.ā
Mi aspetto che sia così anche in ambito ambientale e che le norme europee volino molto più in alto di quelle locali quando si parla di tutela del pianeta.
Alla fine di questo articolo, visto che si ĆØ trattato di reflui, provo a lanciare un sondaggio:
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Fonti e spunti
Questa volta ĆØ semplice: potete trovare la direttiva sul sito istituzionale.