Ci siamo quasi abituati alle scene delle alluvioni in Italia.
La cosa triste è che facciamo bene ad abituarci, perché il clima è cambiato, anche se qualcuno si ostina a negarlo.
La cosa buona, d’altro canto, è che si può fare qualcosa per mitigare l’impatto delle precipitazioni.
Una premessa
In questo articolo non andrò a parlare di eventi di portata come quella vista recentemente in Emilia Romagna, perché implicherebbe parlare di gestione degli alvei fluviali ed è un argomento vasto che merita di essere trattato separatamente (se vi interessa, fatemelo sapere e sarò felice di preparare una pillola ad hoc).
E quindi di cosa si parlerà?
Di come rendere le città resilienti alle precipitazioni intense con azioni tutto sommato abbastanza semplici.
Le città spugna
La chiave per evitare che le nostre città si allaghino è trovare una via alternativa all’acqua, in modo che non vada a finire nelle fognature e nei corsi d’acqua. Questa via è semplicemente l'infiltrazione nel suolo.
Il problema è che le nostre città sono costruite in modo che sia sbarrata all’acqua: il suolo è cementificato e quindi impermeabile, l’acqua può solo ruscellare e finire nei tombini (se sono puliti, ma questa è un’altra storia) o nei corsi d’acqua. Oppure nei tombini E nei corsi d’acqua: gli impianti di trattamento che ricevono le acque dalla rete fognaria non possono gestire indistintamente tutta la portata che ricevono, quindi quando gli eventi meteorici superano una certa intensità, la portata eccedente rispetto a quella che l’impianto può gestire viene scaricata nel corpo idrico recettore, causandone potenzialmente anche una contaminazione (quello che è successo durante le olimpiadi di Parigi alla Senna, che dopo le forti precipitazioni risultava più inquinata).
Bisogna quindi rendere le nostre città di nuovo permeabili, rimuovendo più cemento possibile (azioni di depaving, cioè di rimozione della pavimentazione) e facendole diventare delle città spugna.
La città spugna è una città che può assorbire l’acqua piovana e rilasciarla lentamente quando ve ne sia la necessità, rimuovendo le pavimentazioni impermeabili ed aumentando le superfici permeabili, agendo anche, per esempio, sui tetti. Il verde urbano, le foreste tascabili, i corridoi verdi (qui trovate la pillola dedicata) contribuiscono tutti a questo obiettivo.
La ciliegina sulla torta di questo tipo di azioni è che, facendo infiltrare l’acqua, non solo contrastiamo l’allagamento della città, ma permettiamo anche al suolo di svolgere uno dei suoi importanti servizi (qui potete leggere cosa si intende per servizio ecosistemico), cioè quello di filtrare e purificare l’acqua, che viene poi immagazzinata nelle falde.
Il concetto di città spugna poggia su quello di Nature Based Solutions (NBS), poiché prevede di fare ampio ricorso a questo tipo di interventi.
Le Nature Based Solutions (NBS)
Il sito della commissione europea le definisce così:
Solutions that are inspired and supported by nature, which are cost-effective, simultaneously provide environmental, social and economic benefits and help build resilience. Such solutions bring more, and more diverse, nature and natural features and processes into cities, landscapes and seascapes, through locally adapted, resource-efficient and systemic interventions.
Cioè
Le soluzioni ispirate e sostenute dalla natura, che sono efficaci sotto il profilo dei costi, apportano contemporaneamente benefici ambientali, sociali ed economici e contribuiscono a rafforzare la resilienza. Tali soluzioni apportano sempre più elementi e processi naturali e natura nelle città, nei paesaggi e nei paesaggi marini, attraverso interventi sistemici, efficienti sotto il profilo delle risorse e adattati a livello locale.
Definite le NBS, vi faccio qualche esempio di interventi volti a “spugnizzare” le città.
Melbourne e i parcheggi ridondanti
Il bacino di Elizabeth Street a Melbourne (bacino di 308 ettari) ha un rischio di allagamento alto, essendo per l’80% impermeabile (cioè coperto da asfalto, cemento o edifici).
Il piano di gestione delle alluvioni della città prevede di rendere permeabili 65 ettari entro il 2030 (circa il 20%): può sembrare poco, ma parliamo di un’area urbana, quindi non è facile trovare questo spazio. Uno studio si è focalizzato sulle strade ed in particolare sul fatto che le città destinano ampi spazi sia ai parcheggi su strada che ai garage (il 21% della superficie stradale a Melbourne è destinata allo scopo di parcheggiare auto).
Lo studio ha mostrato che dal 26 al 41% degli spazi nei garage è libero: spesso i residenti lasciano l’auto in strada pur disponendo di un garage e anche i garage del centro sono sottoutilizzati. “Lasciamo le auto in strada quando c’è spazio negli edifici”, dice l’autore dell’articolo.
Lo spazio utilizzato inutilmente come parcheggio potrebbe quindi essere depavimentato ed essere utilizzato per implementare le nature based solutions, insieme anche a politiche di gestione dei parcheggi più razionali.
In conclusione, lo studio ha dimostrato che fino alla metà dello spazio per parcheggio su strada potrebbe essere “sostituito” da garage presenti in un raggio di 200 metri, liberando così spazio per il verde cittadino, con una serie di benefici significativi in termini di copertura arborea, gestione delle precipitazioni e connettività ecologica.
I tetti verdi di Amburgo
La città di Amburgo è in espansione e ha necessità di nuovi alloggi, esigenza che sembra incompatibile con l’aumento del verde cittadino. La città si è quindi focalizzata sui tetti: Amburgo è la prima città tedesca ad aver sviluppato una strategia comprensiva dedicata ai tetti verdi, con lo scopo di raggiungere una superficie totale di 100 ettari di tetti verdi nell’area metropolitana, coincidenti con almeno il 70% dei tetti di nuova costruzione e dei tetti piatti (o solo con leggera pendenza) esistenti e in fase di ristrutturazione.
Le autorità erogheranno fino a 3 milioni di euro fino alla fine del 2024 per questo scopo. I proprietari degli edifici possono ricevere somme per coprire fino al 60% dei costi di installazione, oltre a godere di una serie di benefici collaterali: maggior durata dei tetti, costi energetici ridotti grazie al potere isolante delle coperture e una riduzione del 50% sulla tassazione relativa alle precipitazioni (in Germania si paga una “tassa sulla pioggia” ovvero un contributo per metro quadro di superficie impermeabilizzata, normalmente incluso nelle bollette per i servizi pubblici, tassa che dovrebbe proprio incoraggiare i cittadini a ripristinare il verde) grazie al potere assorbente dei tetti.
Altro dato interessante è che circa il 20% di questi nuovi spazi verdi dovrebbe essere accessibile alla collettività per scopi ricreativi.
Gli scopi dietro a questa politica sono diversi, fra i quali: aumentare la biodiversità, ridurre le temperature estreme e aumentare la capacità della città di trattenere l’acqua di pioggia.
Il progetto spugna a Milano
Il Progetto Spugna della città metropolitana di Milano (progetto di fattibilità approvato nel marzo 2022) prevede la realizzazione di 90 progetti di drenaggio urbano sostenibile in 32 comuni.
Gli interventi previsti saranno dei seguenti tipi, (la maggior parte sono NBS come vedrete):
deimpermeabilizzazione delle superfici, con rimozione della pavimentazione e dell’eventuale sottofondo e ripristino del suolo sottostante (eventualmente anche con aggiunta di compost).
Creazione di aree di bioritenzione: si tratta di aree leggermente depresse (cioè incavate), ricoperte a verde, che raccolgono e fanno infiltrare l’acqua piovana. Svolgono un’azione naturale di depurazione e possono anche essere usate come arredo urbano.
Installazione di trincee infiltranti e drenanti: si tratta di elementi realizzati per favorire l’infiltrazione dei volumi di acqua piovana attraverso la superficie superiore della trincea e la loro successiva filtrazione nel sottosuolo attraverso i lati e il fondo della trincea stessa.
Installazione di box alberati: sono simili alle aree di bioritenzione, ma nel “box” viene piantato un albero, apportando così anche il vantaggio dato dalla sua presenza.
Creazione di bacini di detenzione: si tratta di piccoli invasi, normalmente vuoti, per trattenere le acque meteoriche e permetterne poi l’infiltrazione o il rilascio lento in un corpo idrico
creazione di zone umide
creazione di canali di drenaggio vegetali: si tratta di canali che svolgono contemporaneamente la funzione di convogliare l’acqua verso una zona umida o un bacino e quella di far infiltrare l’acqua e trattarla, essendo appunto piantata della vegetazione dentro di essi.
Installazione di sistemi di infiltrazione profonda: si tratta di piccole opere come i pozzi disperdenti, che vengono installati sotto una strada, un parcheggio o una piazza e permettono all’acqua di infiltrarsi nel suolo al di sotto della copertura.
Installazione di sistemi di ritenzione sotto la superficie stradale: come nel caso precedente, si tratta di manufatti che vengono installati sotto la copertura, questa volta però per stoccare le acque meteoriche e rilasciarle gradualmente al termine dell’evento meteorico.
Sostituzione della pavimentazione normale con pavimentazioni drenanti, cioè con pavimentazioni che permettano all’acqua di infiltrarsi nel suolo. Un esempio di queste coperture sono i grigliati inerbiti, cioè quelle pavimentazioni a griglia, di cemento, con l’erba nei buchi.
Installazione di serbatoi di accumulo o cisterne
Il progetto sta procedendo, per fortuna. Per esempio, il 7 febbraio di quest’anno è stato presentato il progetto riguardante il comune di Opera, a sud di Milano, che prevede 6 interventi, con la riqualificazione di 30 mila m2 totali.
Avrei potuto portare molti altri esempi, con una ricerca anche sui siti istituzionali europei potete trovare diversi progetti di questo tipo. Tra gli spunti di lettura ho inserito anche un articolo della BBC a riguardo.
Spero comunque di essere riuscita a dare un’idea del fatto che, anche in questo caso, abbiamo delle soluzioni neanche troppo onerose economicamente e che implementarle è ormai una strada obbligata.
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Fonti e spunti
L’articolo citato riguardane Melbourne è questo (Croeser, T., Garrard, G.E., Visintin, C. et al. Finding space for nature in cities: the considerable potential of redundant car parking. npj Urban Sustain 2, 27 (2022)). Ma vi consiglio di leggere anche questo, dove uno degli autori del primo articolo parla del suo lavoro.
Un altro articolo che vi consiglio è questo della BBC, del febbraio di quest’anno.
Il materiale sul progetto spugna di Milano è disponibile sui siti istituzionali.