Eccomi, con la gastrite.
Vera e cerebrale. Ammetto subito in apertura che in questi giorni sono in vena molto polemica, ma l’avete di sicuro capito sia dal titolo che da queste righe di apertura, che sono un po’ diverse dal solito.
Avevo preparato un numero di TheGreenPill molto caruccio, sul cioccolato, visto che si avvicina la Pasqua. Però poi sono arrivati i dazi di Trump e i vari servizi e interviste a corollario…
Quindi oggi torno sul Green Deal, voglio ricordare esattamente cosa sia, dal momento che in questi giorni è stato più volte indicato come “tassa che l’Europa si è auto imposta” – gira che ti gira il senso delle varie interviste era quello.
Allora, rivediamo di cosa si tratta. E spero di riuscire prima di Pasqua a farvi avere anche la pillola sul cioccolato.
Cos’è il Green Deal
È una strategia che la commissione europea ha presentato nel dicembre 2019, e contiene gli impegni politici europei per affrontare le sfide climatiche che ci troviamo (e troveremo) davanti. Ricordiamoci che stiamo parlando di cose che ci riguardano da vicino: solo qualche settimana fa l’Emilia Romagna e la Toscana subivano le conseguenze del cambiamento climatico, la nostra agricoltura risente della siccità che ha le stesse cause e potrei continuare.
Il Green Deal e si prefigge tre obiettivi imprescindibili:
"…trasformare l'UE in una società giusta e prospera, dotata di un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall'uso delle risorse"
"…proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell'UE e a proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale…"
"…tale transizione deve essere giusta e inclusiva. Deve mettere al primo posto le persone e tributare particolare attenzione alle regioni, alle industrie e ai lavoratori che dovranno affrontare i problemi maggiori.
Per rispettare il programma del Green Deal sono previste diverse iniziative (ve ne cito alcune e inserisco anche il link ad alcuni articoli che avevo scritto in merito):
Il Piano d’Azione per l’Economia Circolare
Il Piano d’Azione per l’Agricoltura biologica
REPowerEU, incentrato su efficientamento energetico, aumento della produzione delle energie rinnovabili, diversificare le fonti di approvvigionamento
Il piano d'azione europeo per l'energia eolica
in mezzo a questi punti principali che ho citato ci sono una miriade di regolamenti e azioni che sono volti a tutelare l’Europa e noi cittadini europei: regolamenti contro gli usi del mercurio, per migliorare la gestione delle acque, per ridurre le emissioni in atmosfera, migliorare la gestione delle risorse marittime, partenariati strategici con paesi al di fuori dell’Unione, azioni per accelerare lo sviluppo delle reti elettriche...
Un investimento e un’assicurazione
Quello che l’Europa “impone” con il Green Deal è una spesa, sì, ma non è una tassa, è un investimento e un’assicurazione.
L’obiettivo ultimo dell’implementare l’economia circolare è far sì che l’Unione dipenda sempre meno dalle importazioni di materie prime. Pensateci: se anziché perdere nei rifiuti materiali preziosi (quelli contenuti nei RAEE) li si recupera, cala la necessità di importarne di vergini. È in questo stesso senso che va il Critical Raw Materials Act.
Energie rinnovabili e idrogeno? Certo che la spesa per investirci è grande. Ma significa non essere più dipendenti da importazioni di petrolio e gas. Abbiamo perso il gas russo, ma non possiamo diventare dipendenti da un altro paese. Significa avere bollette più basse, beneficiare dell’effetto di assicurazione sociale che le rinnovabili possono fornire.
Abbattere le emissioni, gestire meglio le risorse idriche? Significa risparmiare in sanità e in costi per sanare le conseguenze degli allagamenti delle nostre città iper pavimentate. Significa essere resilienti di fronte al pericolo di siccità.
Il Green Deal è un investimento di resilienza. Non fare questi investimenti per avere un vantaggio immediato in termini di costi di produzione (se ci sono) significa essere ancora più vulnerabili in futuro. Un futuro che non è fra cinquant’anni, ma fra due, tre. Quest’autunno, quando tornerà il freddo e saremo ancora dipendenti dal gas sia per il riscaldamento che per l’elettricità. Gas che magari importeremo in forma liquefatta dagli USA.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
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Fonti e spunti
Vi lascio questa pagina istituzionale dove potete vedere tutto l’elenco di azioni che rientrano nel Green Deal. In fondo alla pagina trovate tutto l’elenco cronologico e potete aprire ogni azione e approfondirla.
Condivido in toto. È dura far capire ai cittadini quanto sia necessario e importante il green deal...ma questo articolo ci aiuta.grazie